L’Electrum era, anticamente, un metallo così prezioso da essere considerato un autentico tesoro. Ci sono notizie che greci, amerindi ed egizi lo utilizzassero per vari scopi, tra cui il conio di moneta. Col tempo questa lega di oro e argento (da non confondersi con l’electron, lega di magnesio e alluminio utilizzata negli Anni 20 e 30 nelle corse di automobili) è caduta in disuso. Urwerk restituisce nuova linfa questa lega preziosa con il nuovo UR-100 Electrum, modello appartenente alla collezione 100 e proposto in una serie limitata di soli venticinque esemplari.
La cassa è un trionfo di metalli preziosi: è realizzata in Electrum e palladio ed è larga 41 mm, lunga 49 mm, con uno spessore di 14 mm. Questa ha una tonalità cromatica molto viva e una superficie molto ondulata. È stata sviluppata da Martin Frei – designer e co-fondatore di Urwerk insieme a Felix Baumgartner – che ha pensato a tanti riferimenti estetici: “La cassa dell’UR-100 Electrum è ricoperta di scanalature. Ognuno può proiettare il proprio universo in questo design. Vedo le gradinate di un antico teatro greco, le sottili pieghe di un abito di Iris van Herpen, un pezzo di terra cruda scavato dalle impronte del tempo, il motivo Seigaiha di un kimono tradizionale…
Il suo secondo motivo di vanto è la corona a ore 12, un segno distintivo degli orologi Urwerk. Questa caratteristica rompe con la tradizione ultracentenaria dell’industria per affermarsi con uno spirito molto autorevole. Del resto non è la sola: recentemente ho presentato il Bohen Mille-Mer e mostrato che anche questo layout di cassa non è un tabù (a ulteriore conferma ci sono anche alcuni modelli dell’americana Stuhrling, peraltro a buon prezzo).
A centro di questa arena dorata il tempo “gioca”. Oltre all’indicazione delle ore e dei minuti con innovativo e stupefacente layout satellitare vi consiglio il recente articolo in cui ho presentato il nuovo Microbrand Atowak con corona al 9 e l’Ettore Drift lanciato su Kikstarter), l’UR-100 Electrum fornisce una nuova informazione. Una volta trascorso il 60° minuto, la lancetta scompare e riappare come un contatore di chilometri che illustra i 555 chilometri percorsi ogni 20 minuti da ogni abitante della Terra durante il suo moto di rivoluzione. Questo corrisponde infatti alla velocità media di rotazione della Terra calcolata all’Equatore. La rivoluzione terrestre intorno al sole – corrispondente a 35.740 chilometri ogni 20 minuti – è visualizzata esattamente al contrario.
Sul quadrante dell’UR-100 Electrum, ore e chilometri condividono quindi lo stesso status, la stessa scala di valori. Queste unità sono illuminate in verde incandescente per le ore e in bianco fiammante per i chilometri. “Questa creazione è stata ispirata da un regalo di mio padre, Geri Baumgartner, un rinomato restauratore di orologi antichi. Si tratta di un orologio realizzato da Gustave Sandoz per l’esposizione mondiale del 1893. La sua caratteristica distintiva è che invece di contare le ore, indica la distanza percorsa dalla Terra all’Equatore“. Martin Frei ha voluto con forza questa indicazione sui quadranti dell’UR-100: “A mio parere, un orologio è una riproduzione sia fisica che astratta della nostra situazione sulla Terra. Ci àncora a un’ora e a una longitudine precise, e allo stesso tempo testimonia la natura fugace di quella posizione“.
Sotto il vetro zaffiro a la cupola dell’UR-100 Electrum batte il Calibro URWERK 12.01, meccanico a carica automatica con visualizzazione satellitare dell’ora su tre satelliti. Il satellite che indica l’ora esatta si muove da 0 a 60 lungo il tracciato dei minuti.
PREZZO. Si indossa al polso con un cinturino in pelle di alligatore di colore nero (è impermeabile fino a 30 metri di profondità). Edizione limitata a 25 esemplari, proposti al prezzo di 62.000 CHF tasse escluse.
Autore: Alvise-Marco Seno
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